Riflessioni sul futuro della Città Metropolitana nell’ultimo incontro del Pd 

Immagine facebook PD Sesto

Dove finisce la città? Una domanda estremamente interessante soprattutto se consideriamo la realtà di Sesto San Giovanni, con tre fermate di linea rossa metropolitana e la stazione ferroviaria. Quindi se, di fatto, il confine territoriale è evidenziato da cartelli di segnaletica stradale e da una linea di demarcazione non percettibile alla vista perché non tracciata fisicamente, ma esistente nella sostanza perché un confine lo dobbiamo pur mettere per questioni di competenza e di appartenenza, non possiamo non sentire la città come una prosecuzione “appendicea” di Milano e come un dardo lanciato nel limitrofo territorio delle province lombarde grazie a un articolato reticolo di binari ferrosi. Se quindi, da una parte, con orgoglio i cittadini sestesi rivendicano il loro senso di appartenenza a una comunità che ha una sua storia ben consolidata e di non poca importanza sia a livello politico che economico-imprenditoriale, nonché nell’ambito delle attività sportive, culturali e del terzo settore, altrettanto orgogliosamente rivendicano quel loro far parte della metropoli di Milano, la “Mèter”- madre “Polis” città, la nostra città madre che ci culla, protegge e nutre con il suo vigore produttivo, la sua vitale offerta di servizi e spazi di divagazione, divertimento, di intrattenimento culturale. Perché poi, in definitiva, è sempre necessario allargare gli orizzonti e ampliare la propria prospettiva, al di là del mantenimento di un legame autoctono con le proprie radici, che non deve essere, però, autobloccante, ma solo una parte della nostra identità che si amplifica uscendo dai nostri confini e aprendo la nostra visione e il nostro “appartenere a”. Del resto è il percorso di vita di ogni individuo, che nasce e cresce in una famiglia, protetto in una casa,  che poi, nel divenire adulto, lascia per percorrere la sua strada di emancipazione e crescita come cittadino di una più grande comunità, e, io direi, come cittadino del mondo. Tant’è che, a  oggi, non si può più parlare di soli e singoli comuni, province e città metropoli autodeterminantisi, ma ogni singolo agglomerato necessita di un suo inserimento in un più ampio quadro d’insieme, in un’interrelazione sistemica e progettuale che preveda un maggior sviluppo a tutti i livelli delle varie realtà in un quadro di compartecipazione coordinata e correlazionata. Nasce così la cosiddetta “area metropolitana”, una zona circostante un’agglomerazione (o una conurbazione) che per i vari servizi dipende dalla città centrale (metropoli) ed è caratterizzata dall’integrazione delle funzioni e dall’intensità dei rapporti che si realizzano al suo interno, relativamente ad attività economiche, servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali. Elementi necessari affinché esista una vera e propria area metropolitana sono, in particolare, la presenza di una rete di trasporti che colleghi tra loro i diversi ambiti urbani e la presenza di forti interazioni economico/sociali all’interno dell’area stessa.
Tecnicamente a livello istituzionale e legislativo la “città metropolitana” è uno degli enti locali territoriali presenti nella Costituzione italiana, all’articolo 114, dopo la riforma del 2001 (legge costituzionale nº 3/2001). La legge Delrio, 7 aprile 2014, n° 56, ha dettato un’ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione e la disciplina delle città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle province, oltre ad una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni. Nel fare ciò, la legge definisce “enti territoriali di area vasta” sia le città metropolitane che le province.
Le città metropolitane sostituiscono le province in dieci aree urbane, i cui territori coincidono con quelli delle preesistenti province, nelle regioni a statuto ordinario: Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Si comprende, quindi, l’importanza strutturale di un territorio ramificato, dove le specificità siano valore aggiunto e dove ciascuna realtà partecipi attivamente e mettendosi a disposizione di progetti di più ampio spettro e vedute, anche se ciò comporta un po’ di “sacrificio” delle “soggettività” territoriali ma nella prospettiva di un benefico benessere di respiro collettivo.
Ebbene, molti anni sono passati da questa riforma e ancor più dal riconoscimento del valore necessario delle città metropolitane, ma ancora molte sono le criticità da affrontare nell’attuare la sistematiche progettualità per il rafforzamento di queste realtà organiche ormai imprescindibili. E fondamentale è l’elemento politico, istituzionale e di costrutto significante perché tutto questo non sia solo semantica ma significato concretamente attuativo. In primis è necessario che il Sindaco metropolitano sia eletto direttamente e non corrisponda al sindaco della città metropolitana di riferimento, per evitare il fagocitante risucchio delle restanti soggettività in un buco nero prevalente. Essenziali sono i finanziamenti, per le cui competenze non ci si può rimettere ai soli comuni, città e province, che non possono neppure essere un’arma politica nelle mani delle regioni, ma prevedano un intervento di fondi nazionali per portare avanti le attività indispensabili e fondamentali di queste realtà istituzionali che sono motore di innovazione e sviluppo. Inderogabile è una visione d’insieme che implichi un’interdipendenza di interventi in una prospettiva di crescita futura con obbiettivi ben precisi; l’esigenza di un quadro dirigenziale competente; il dialogo costante con cittadini, imprenditori, commercianti e ogni realtà fondante la vita delle varie comunità coinvolte. E ancora la non sudditanza nei confronti della città metropolitana principale, perché tutte le realtà coinvolte hanno un ruolo decisivo e determinante.
Ebbene, in una calda mattinata d’estate, nella sede sestese del PD, tutti questi elementi sono stati ampiamente dibattuti per giungere a una conclusione sostanziale: il PD deve ripartire anche dalla revisione della visione di “realtà metropolitana” che sia più consona all’oggettiva realtà odierna per poterne imprimere un’accelerazione verso una nuova progettazione di futuro.
E’ da qui che si può riottenere il consenso perduto, sapendo anche ascoltare e coinvolgere le peculiarità locali… Sesto ha un grande potenziale: spero che abbia il coraggio di non essere solo un’area periferica che fatica a ripartire, che non si adagi sul fatto che “tanto c’è Milano”, ma che riprenda un ruolo da protagonista come parte fondamentale della stessa città meneghina, perché tanto può dare nel quadro di una crescita “metropolitana”!

Ombretta Di Pietro

L’incontro ‘Dove finisce la città- Riflessioni sul futuro di città Metropolitana si è tenuto domenica 9 luglio presso il circolo Primo Levi del PD (via Cesare da Sesto 19), con la partecipazione di Graziano Delrio (Senatore PD ed ex Ministro), Sara Bettinelli (Consigliere delegata Affari Istituzionali Città Metropolitana), Marco Granelli (assessore Comune Milano), Daniela Gasparini (già deputata e prima relatrice della legge Del Rio), Giordano Ghioni (Direzione PD Milano Metropolitana) e Giuliana Narraccio (consigliere comunale di Pioltello).

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