Tre partiti, tre linee. Anche la questione del superbonus diventa l’ennesima prova della divisione delle opposizioni, la conferma di una confusione politica che si evidenzia ogni volta che si presenta un problema concreto sul quale assumere una scelta politica chiara. Com’è noto il governo ha varato un decreto che blocca gli sconti in fattura e le cessioni dei crediti per le ristrutturazione degli edifici, demolendo in sostanza il provvedimento tanto caro al Movimento 5 Stelle, voluto appunto dal governo Conte 2 (M5S + PD).
Non è chiaro perché il governo si sia mosso dalla sera alla mattina con un decreto improvviso e non preparato con le parti in causa che infatti si sono scatenate nella protesta.
Un blitz che oltre a suscitare polemiche roventi con il mondo dell’edilizia immediatamente fatte proprie da Forza Italia (che minaccia addirittura di non votare il provvedimento se non ci saranno “correttivi”) ha evidenziato le diverse visioni nelle opposizioni con i contiani furibondi, Carlo Calenda che plaude e il PD che si va a collocare in mezzo su una linea che sembra condanni il governo per il metodo più che per il merito. Come infatti ha spiegato il responsabile economico Dem Antonio Misiani, il problema dei crediti incagliati e il rischio per l’occupazione nel settore edile sono molto seri ma serve “un tavolo” e non “decisioni unilaterali”. Il che è ragionevole e condivisibile però il dirigente PD sfugge alla domanda di fondo: quella misura di Conte era giusta o no? Perché se non era giusta, allora il Governo ha comunque fatto bene a smuovere le acque.
Calenda invece è andato dritto al sodo: “I bonus hanno generato una spesa per lo Stato di circa 120 miliardi di euro, più o meno duemila euro a cittadino. È folle che un Paese rimborsi il 110 per cento di un investimento a chiunque e poi non abbia le risorse per garantire a tutti i cittadini sanità e istruzione”.
Sono considerazioni non dissimili da quelle del ministro Giancarlo Giorgetti che ha parlato di una “politica scellerata”.
In effetti con questa misura lo Stato ha speso tantissimi soldi pubblici. Troppi, secondo molti esperti e anche secondo Draghi prima e Giorgetti adesso. Insomma le opinioni sono discordanti. Si può sostenere che il Superbonus 110 per cento sia stata una misura rovinosa, per le ragioni spiegate tante volte da Mario Draghi, e si può sostenere al contrario che sia stata una scelta giusta, con gli argomenti usati tante volte da Giuseppe Conte.
C’è però un solo partito che abbia tentato di dare ragione, contemporaneamente, sia a Draghi sia a Conte ed è il PD. Tra tanti discorsi astratti su identità e valori della sinistra che caratterizzano il dibattito congressuale, pensiamo sia il caso di suggerire ai dirigenti Dem di concentrarsi un momento anche su questo non piccolo paradosso. Alle primarie del PD mancano ormai pochi giorni e ci auguriamo siano l’occasione di un rinnovamento e di un rilancio del partito, ma senza il coraggio di fare un po’ di chiarezza, fissare alcuni principi e tenerli fermi indipendentemente dai governi, dagli alleati e dalle convenienze, non si capisce che tipo di rinnovamento possa nascere.
Ciemme