Ha fatto molto scalpore la condanna inflitta ai dirigenti della Juventus e la conseguente penalizzazione di 15 punti in classifica per il club bianconero per il caso delle plusvalenze. Ma cosa sono le plusvalenze? Nel linguaggio economico significa incremento di valore ossia differenza positiva fra due valori dello stesso bene. Quindi di per sé non rappresentano nulla di illecito.
Nel calcio la plusvalenza non è altro che il guadagno che una società trae dalla cessione di un calciatore. Nel campionato italiano le plusvalenze sono una delle principali fonti di entrate per i club, perché nella maggior parte dei casi, in assenza di grandi strutture di proprietà come in Inghilterra o in Spagna, i calciatori rappresentano il loro bene principale.
Quando una squadra compra un giocatore, il suo valore d’acquisto concordato con la società che lo cede viene messo a bilancio e distribuito per la durata del contratto con il procedimento contabile dell’ammortamento. Il costo del calciatore viene quindi “spalmato” sul bilancio di tutti gli anni per cui è stato ingaggiato. Man mano che il calciatore si avvicina alla scadenza del contratto, il suo valore patrimoniale diminuisce avvicinandosi allo zero.
Le plusvalenze si verificano quando una società vende un suo calciatore a un prezzo superiore a quello segnato in bilancio in quel momento, generando quindi un guadagno. Fin qui sono uno strumento come un altro con cui trarre profitto e sanare i bilanci.
Nel corso degli anni, però, il loro utilizzo è aumentato fino a degenerare nelle cosiddette plusvalenze false, le pratiche con cui le squadre si scambiano giocatori a prezzi ritenuti non proporzionati al loro valore reale, così da sistemare artificiosamente i propri bilanci.
Le operazioni più sospette che generano plusvalenze false sono quelle cosiddette “a specchio” ossia uno scambio alla pari. In questo caso non si verificano movimenti finanziari: i due club si scambiano due giocatori, entrambi con la stessa valutazione “gonfiata”, per mettere ognuno a bilancio un valore patrimoniale più alto di quello che avevano in precedenza.
In queste operazioni sono spesso implicati giocatori delle giovanili o riserve sconosciuti al grande pubblico e i cui valori non sono stati ancora “confermati” tra i professionisti. In sostanza, le squadre coinvolte si scambiano giocatori che andranno a ricoprire la stessa funzione marginale o irrilevante ai fini tecnici, ma che, nel momento in cui sono scambiati, assumono valori patrimoniali più alti di quelli che il mercato attribuirebbe loro.
Per fare un esempio, la squadra A ha un calciatore X iscritto a bilancio a 3 milioni di euro. Lo scambia con la squadra B per un calciatore Y con lo stesso peso sul bilancio, ma per effettuare lo scambio il valore di entrambi viene stabilito a 10 milioni di euro. L’operazione andrà quindi a segnare una plusvalenza fittizia nei bilanci delle società coinvolte.
Come detto, però, i benefici di queste operazioni sono puramente contabili, cioè non rendono un club effettivamente più ricco. Servono in genere a mascherare perdite e quindi a migliorare all’apparenza la salute finanziaria di un club, con tutti i benefici che ne conseguono.
Ciemme