Ucraina, la lettera: ‘La diplomazia dell’Europa ha fatto cilecca’

Ci scrive il nostro lettore Giovanni Giudice per proporre una riflessione sull’Europa e sulla sua azione in questi cinque mesi di sanguinoso conflitto in Ucraina.
La condividiamo con i nostri lettori.

Son già trascorsi circa cinque mesi dallo scoppio di un’inutile guerra che ha portato solamente morte, distruzione e fame. Purtroppo, ancora non conosciamo il nostro futuro. Tutto questo a causa dei soliti personaggi, forse megalomani, i quali peraltro non hanno neanche chiesto il parere dei propri cittadini. Hanno pensato di affrontare la situazione non con armi diplomatiche privilegiando la pace ma piuttosto sponsorizzando una politica di aggressione economica applicando secondo loro, o forse secondo l’alleato d’oltreoceano, delle sanzioni economiche finanziarie drastiche, quasi magiche, tali da dissuadere la Russia affinché  ritorni sui propri passi. Grave errore. E’ possibile che nessuno di loro, leader indiscussi della grande mappa geopolitica europea, abbia previsto che tali sanzioni si sarebbero ritorte proprio contro chi le aveva ideate e applicate? E’ possibile altresì che nessuno di questi acclarati statisti avesse intuito che queste azioni di ritorsione economica avrebbero danneggiato più i poveri cittadini europei piuttosto che i Russi? L’effetto peggiore è che questi signori, all’unanimità, hanno contribuito a renderci più poveri e senza ottenere alcun vantaggio in termini di vite umane e pace nel territorio Ucraino.
L’Europa, decantata come identità unica dei popoli con stesse radici storiche e portatrice dei principi di libertà e solidarietà ha perso una grande occasione per essere una vera protagonista della Pace, affrancandosi dalle briglie della Nato ed affermandosi come entità pensante a beneficio dei propri cittadini. L’Europa resta un sogno, oggi dimostra soltanto la sua fragilità. Però potrebbe riscattarsi, fare un passo indietro e offrire subito un segno di distensione alla Russia per cercare di trovare una soluzione tardiva ma pur sempre funzionale alla fine della guerra. Un gesto da portare avanti con urgenza, altrimenti manderemo la nostra economia alla morte e noi stessi al suicidio assieme alla famosa libertà.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

Giovanni Giudice

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