La lettera del Decanato: la Città protagonista della costruzione della Pace

Dal Decanato di Sesto riceviamo e pubblichiamo la lettera della Pace e ricordiamo l’appuntamento di questa sera alle 21 con la Messa per la città presso la Parrocchia di San Giovanni Battista. 

“In occasione della festività di San Giovanni Battista, patrono della Città, anche quest’anno, come rappresentanti della Comunità cattolica di Sesto, ci rivolgiamo a tutti i suoi abitanti, cittadini storici e nuovi arrivati: cristiani, seguaci di altre confessioni religiose e chi non professa alcuna fede, come pure alle realtà sociali, alle forze politiche e agli amministratori.
Tempo di inquietudine, tempo di responsabilità.
Dopo aver attraversato due terribili anni di pandemia, l’umanità tutta stava cominciando a tirare un sospiro di sollievo. Sembrava che potessimo finalmente tornare a un certo senso di normalità, portando nel cuore una rinnovata consapevolezza di appartenere tutti all’unica famiglia umana, di “essere tutti sulla stessa barca”. Consapevolezza radicata nell’esperienza di condividere la medesima fragilità.
Poi, la nube oscura della guerra è calata nell’Europa dell’Est, in Ucraina, avvolgendo direttamente o indirettamente il mondo intero. Quasi una “nuova pandemia”, questa volta non più determinata da fattori naturali, ma generata e voluta dalla libertà dell’uomo e capace di contagiare i cuori e le coscienze.
Anche di fronte alla guerra, la voce principale che si è levata tra tutti i leaders mondiali è stata quella di Papa Francesco. Il magistero della pace che il Papa ha continuato ad annunciare nel corso di questi mesi con insistenza, determinazione e anche con un grande carico di partecipazione e sofferenza è stato luce e riferimento per milioni di persone in tutto il mondo, credenti e non credenti. Il Pontefice ha denunciato con lucidità e senza mezzi termini i meccanismi della guerra, sempre sottolineando un elemento che in tanti sembrano dimenticare: nella guerra non ci sono vincitori. “La guerra non solo distrugge il popolo sconfitto, no, distrugge anche il vincitore; distrugge anche coloro che la guardano con notizie superficiali per vedere chi è il vincitore, chi è lo sconfitto. La guerra distrugge tutti!” (Papa Francesco, Al pellegrinaggio della comunità pastorale “Madonna delle lacrime” di Treviglio)
Così come la pandemia ha travolto la vita quotidiana di tutti, anche la guerra, se pure lontana, non è estranea alla vita delle nostre città. Anzi, siamo convinti che è proprio nella città che inizia la costruzione di una società capace di attraversare i conflitti in modo pacifico e nonviolento; è nella vita quotidiana nella città che si cresce imparando ad essere cittadini capaci di ascolto e di dialogo. Ed è compito di tutti e della politica in particolare il costruire un tessuto cittadino che favorisca questi processi.
Questo è un tempo particolarmente importante per la nostra città di Sesto San Giovanni che, attraverso le elezioni, vedrà la definizione di un nuovo consiglio comunale e di una nuova giunta.
Le elezioni amministrative sono un tempo di grande responsabilità in cui tutti dobbiamo sentirci profondamente coinvolti, esercitando in modo consapevole il nostro ruolo di cittadini.
Di fronte a questo appuntamento, due sono le grandi questioni che ci interrogano in ordine alla costruzione della pace nella città e che vogliamo consegnare come augurio alla nuova giunta, alle forze di opposizione e alla cittadinanza tutta.

1) Lo stile della pace: il vocabolario dell’unità
Mai come oggi, mentre le opinioni pubbliche sono sempre più polarizzate e riemergono forti pulsioni disgregative, è tempo di costruire processi di unità. Essere uniti non significa essere unanimi, ma vuol dire essere complementari e collaboratori; come un unico corpo è composto da tante parti diverse. Essere uniti significa sentirsi parte di un’unica comunità.
La sfida dell’unità è particolarmente decisiva per il futuro di Sesto San Giovanni: la posta in gioco nella costruzione delle aree dismesse è infatti realizzare una città integrata, unita, partecipe della medesima storia. Il grande rischio è invece quello di costruire un’isola nella città.
L’unità si costruisce innanzitutto con uno stile di relazioni che ha un vocabolario preciso; ce lo ha indicato in modo chiaro l’enciclica Fratelli Tutti. Lo rilanciamo ai cittadini tutti e, in particolare, a chi assumerà l’esercizio della responsabilità amministrativa nei prossimi anni:

• Dialogo
“L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi. A partire dalla sua identità, l’altro ha qualcosa da dare ed è auspicabile che approfondisca ed esponga la sua posizione perché il dibattito pubblico sia ancora più completo” (FT 203).
Occorre impegnarsi in un dialogo autentico tra le parti sociali e politiche, che scelga di andare oltre le fake news, la sovraesposizione sui social e il protagonismo individuale per mettere al centro i reali bisogni dei cittadini e il bene comune. Occorre garantire gli spazi e i tempi del dialogo, soprattutto nelle sedi istituzionali; nessuna maggioranza può pretendere di governare senza l’opposizione. Occorre alimentare il dialogo con i nuovi arrivati e con le altre Chiese e Religioni presenti nella città e che ormai costituiscono una parte considerevole e vivace di Sesto e chiedono spazi per potersi esprimere. Il dialogo ecumenico e interreligioso non è questione di pura cortesia e neppure di negoziazione o di diplomazia. È un cammino di fratellanza proteso alla pace.

• Accoglienza e inclusione
Il mondo d’oggi mette tante barriere tra le persone. E il risultato delle barriere sono le esclusioni, lo scarto. Papa Francesco ci ricorda che “la cultura dello scarto vuole farci credere che quando una cosa non funziona più bene bisogna buttarla e cambiarla. Così si fa con i generi di consumo, e purtroppo questo è diventato mentalità e si finisce per farlo anche con le persone … in particolare i più fragili” (Papa Francesco, Ai partecipanti al Convegno “Linee di sviluppo del patto Educativo Globale”, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica”).
Occorre una politica che sappia riconoscere all’altro il diritto di essere sé stesso nella sua diversità: senza questo riconoscimento emergono modi sottili di far sì che l’altro perda ogni significato, che diventi irrilevante, che non gli si riconosca alcun valore nella società. Occorre una politica che rifiuti la “cultura dello scarto” e sia impegnata a difendere e promuovere le fasce più fragili della società, respingendo la tentazione di scartare e di emarginare.

• Partecipazione
Perché una democrazia sia davvero “sostanziale”, occorre promuovere in ogni modo la partecipazione attiva di tutti i cittadini alla vita delle comunità e della città. Attuando l’ascolto paziente e prolungato dei singoli e delle realtà associative; e favorendo la nascita di Tavoli di consultazione. Partecipare presuppone una fatica; ma diventa un fatica gioiosa quando si assapora la bellezza del fare comunità. Lo scorso anno il nostro Arcivescovo così si esprimeva: “Perciò dobbiamo contrastare alcune tendenze in atto e alcuni atteggiamenti. La scarsa partecipazione degli elettori nelle elezioni amministrative da poco celebrate in alcuni comuni è un segnale allarmante e l’opera educativa e la sensibilità sociale di molti devono essere un invito, una sollecitazione per tutti. I cittadini non sono clienti, e nessuno deve solo essere aiutato o essere tollerato”. (Delpini, Discorso Sant’Ambrogio 2021).
Dialogo, Accoglienza e Inclusione, Partecipazione sono alcune grandi voci attorno a cui praticare uno stile di cittadinanza e di politica capace di costruire una società unita.

2) Lo sguardo della pace: dilatare gli orizzonti
Oltre alla disgregazione, l’altra grande tentazione del nostro tempo, di fronte alle contraddizioni della globalizzazione, è il ripiegarsi egoisticamente su sé stessi, alimentando particolarismi e nazionalismi talvolta violenti e pericolosi. Questo vale per gli stati, ma vale anche per le città. Eppure, tutto è ormai interconnesso e le enormi sfide globali non possono essere rimosse ma vanno interpretate ed affrontate sui territori.
La seconda grande sfida per le città è quindi quella di dilatare lo sguardo e aprirsi ad un orizzonte “mondiale”.
Secondo la visione di Giorgio La Pira, padre Costituente e Sindaco di Firenze di cui è in corso il processo di beatificazione, la grande funzione storica delle città è «collaborare alla unità del mondo, alla unità delle nazioni» costruendo «un sistema di ponti che si estenda in tutto il mondo» e che realizzi «le città unite», ovvero l’altro volto delle «nazioni unite». Negli anni 50-60, in piena guerra fredda, Firenze divenne la sede di incontri internazionali in cui il Sindaco fu protagonista della nascita di autentici percorsi di pace.
Raccogliendo le intuizioni e il coraggio di La Pira, lo scorso febbraio la Conferenza Episcopale Italiana ha svolto a Firenze la seconda edizione di “Mediterraneo frontiera di Pace” in cui si sono incontrati i Sindaci e i Vescovi di numerosissime città, siglando insieme la “Carta di Firenze”: uno straordinario documento sul ruolo delle città nella costruzione della pace.
La città di Sesto San Giovanni ha da sempre avuto una vocazione a guardare oltre sé stessa. Tanti passaggi storici l’hanno segnata in questa direzione: le migrazioni, che l’hanno resa un autentico crogiolo di culture; la partecipazione alla Resistenza contro il nazifascismo e l’esperienza della deportazione di molti cittadini; le battaglie per i diritti del lavoro, che hanno sempre avuto una risonanza nazionale ed oltre. La società civile della città e le sue Associazioni hanno sempre avuto un respiro fortemente “mondialista” e la “sestesità” si è caratterizzata come la capacità di vivere la“solidarietà nelle differenze”. Non è un caso che a Sesto si siano sviluppati, in anni più recenti, tanti percorsi innovativi tesi a favorire processi di incontro, conoscenza e dialogo con le tante e nuove comunità etniche e religiose presenti nella nostra città. E non è un caso che a Sesto siano nate grandissime personalità riconosciute in tutta Italia e nel mondo per il loro straordinario impegno umanitario e civile: ricordiamo in particolare gli indimenticati Gino Strada e Giuseppe Valota che ci hanno lasciato nell’ultimo anno, e Giovanni Bianchi di cui ricorrono i 5 anni dalla scomparsa.
Negli ultimi mesi, di fronte alla guerra in corso, la società civile di Sesto ha dimostrato di avere ancora a cuore questo orizzonte ampio: tante Associazioni della città si sono riunite nel Presidio per la Pace per costruire mobilitazioni e creare coscienza sul No alla Guerra e sulle politiche di disarmo. In parallelo famiglie, Caritas, oratori, Croce Rossa … si sono mobilitate subito per favorire l’accoglienza dei profughi ucraini.
Anche la grande sfida che la città ha difronte va sempre nella stessa direzione: la Città della Salute sarà un grande centro di cura e ricerca con un profilo spiccatamente internazionale. La città sarà chiamata ancora una volta ad aprirsi.   Occorre allora una politica che sappia stare all’altezza di questa storia.
Una politica che rifugga tentazioni di ripiegamento, di chiusura o di esclusione. Una politica alta che sappia coniugare la ferialità con la mondialità; una politica alta che sappia cogliere la complessità delle sfide che abbiamo davanti e che collochi sempre più la città in un quadro di alleanze e collaborazioni con i territori limitrofi, con la Città metropolitana, con la Regione, con le reti e Associazioni di Comuni.

Cristiani nella città
Le comunità cristiane della nostra città confermano anche oggi, il proposito di essere “intercessori” secondo l’accezione che ci ha insegnato il Card Martini: coloro che “stanno nel mezzo” per creare legami, per costruire ponti, per favorire processi di unità. Il dono che portiamo alla città è innanzitutto la Parola disarmata del Vangelo, la preghiera continua e la sollecitudine verso i più fragili.
Ma quest’anno portiamo anche un dono del tutto particolare: un “nuovo modo di essere comunità” nella città. Seguendo le intuizioni del Vescovo Delpini, è in atto infatti in tutta la Diocesi un processo di profondo ripensamento del volto del Decanato che approderà alla nascita di una “Assemblea Sinodale Decanale” che avrà il compito di ascoltare la città e i laici in essa impegnati in modo più sistematico e puntuale, per costruire insieme percorsi, ponti ed alleanze. È il modo con cui la Chiesa di Milano si colloca nel cammino mondiale del “Sinodo”; un percorso in cui tutte le comunità cristiane vogliono rileggersi per imparare sempre più ad essere luoghi in cui l’ascolto, l’accoglienza e l’inclusione diventino lo stile. Comunità capaci di unità nella diversità; comunità costruttrici di pace!
Infine, ci impegniamo a rilanciare anche a Sesto San Giovanni la “Carta di Firenze”, come terreno di valori condivisi su cui costruire la città di domani, e le reti istituzionali che lavorano attivamente per la pace (Coordinamento nazionale Enti Locali per la Pace). E ci impegniamo a sollecitare una riflessione attenta e diffusa sul disarmo nucleare con l’auspicio che anche l’Italia aderisca al Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari.
Portando questi doni, salutiamo la nuova giunta e tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale, augurando buon lavoro”.

Il Consiglio Pastorale Decanale di Sesto San Giovanni

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