Ferdinando Scianna, ultimi giorni in mostra a Palazzo Reale

Correte subito! Ancora pochi giorni per godere della visita alla bellissima mostra dedicata alla lunga carriera di Ferdinando Scianna. Precipitatevi su per le scale fino al Piano Nobile di Palazzo Reale, entrate, senza timore, nel tempio della nobile arte della fotografia, di cui lo stesso Scianna ne fa nobile uso e il nobile scopo della sua vita. Deambulate tra le sale, accompagnati dalle immagini stampate in bianco e nero, le parole scritte e la voce del protagonista che riecheggia dall’audioguida, profondamente venata di nostalgia, ironia aneddotica, ricordo e saggezza. In un labirintico percorso, dove le immagini mostrano, le parole descrivono, la voce canta una vibrante e melodica colonna sonora, e tutte insieme evocano il dedalico intrico dell’animo. E fermatevi dinnanzi a ogni fotografia, a osservare con cura ciò che realmente mostrano con dovizia di particolari: quelle istantanee di esistenza, che hanno colpito la lente della macchina fotografica, trafitto il cristallino del curioso e attento occhio che si celava dietro il suo mirino, illuminandolo, così, di profonda consapevolezza. E che ora ridondano da dietro un vetro, come frammenti di specchi da cui ci rimandano il loro riflesso e in cui noi stessi ci riflettiamo, componendo una vetrata multisfaccettata di un mondo plurivariegato e dei nostri stessi molteplici sentimenti, scossi e rimossi dall’abisso del nostro intimo.
Porzioni di un’immensa esistenza fatta di persone, animali, cose, nature, immortalati con un click in un fermoimmagine “che salva istanti di vita nel momento stesso in cui li uccide”: cristallizzati in una apparente immobilità come in un sonno e sogno continuo, “imbalsamati” in una perenne eternità che li traspone in una dimensione altra, quella stessa infinitudine che è desiderio viscerale e illusorio dell’uomo di poter fermare il tempo. Me che poi, in realtà, ritornano a muoversi e a vivere, quasi di vita propria, ogni qualvolta le si osservi, riprendendo la loro danza febbrile che fa ballare i nostri sentimenti e i nostri pensieri. Un viaggio nel mondo che è lì e là, ad aspettare che qualcuno lo incontri, lo riveli e lo “riprenda”: qui raccontato attraverso lo sguardo intenso di un reporter siciliano, nato a Bagheria nel 1943. Che presto lascia la sua terra, per seguire l’impulso irrefrenabile di andare, scoprire e capire, con quella smania e quel bisogno di darsi delle risposte sul senso del tutto e di sé stesso. Scattando e scattando voracemente oltre un milione di foto, perché non si giunge mai a una verità assoluta, unica e univoca: domanda genera domanda, fotografia genera fotografia, domanda genera fotografia e fotografia genera domanda, in un andante mosso che evidenzia la complessità di ciò che è. Ma il fotografo può “leggere” quanto appare ai suoi occhi, cercando di spiegarlo, senza pregiudizio e con un ampia apertura focale, di rappresentarlo per come si propone, senza la pretesa di cambiarlo, ma forse, inconsapevolmente, cambiandolo un po’. Disvelando le forme da cui nascono gli istanti, e quegli istanti che concretano le forme: in un gioco di luce, che crea la forma stessa, e di ombra, che ne dà i contorni e il senso più intrinseco, e dove il buio definente ha più forza della luce abbagliante. Tantissime le immagini scattate da Scianna, alcune parte di un progetto, altre dettate dal puro istinto, altre rimosse ma mai dimenticate, alcune anche “brutte” ma con il loro valore: perché da queste stesse si materializzano le più “belle”! E di cui possiamo assaggiarne una gustosa varietà. Tra cerimonie religiose, trasfigurazione di “miti” che connotano l’identità comunitaria, e dei conseguenti “riti” attraverso cui “gli uomini esprimono in maniera collettiva, spettacolare e drammatica le loro angoscie e le loro illusioni”. Paesaggi, dal forte impatto visivo, descrittivo e narrante.
Oggetti, le “tracce” del nostro rimembrare e della nostra storia. Animali, “un universo parallelo e contiguo. Solidale, persino affettivo”. E ritratti. Di bambini, seri, ilari, vivaci, sofferenti, con quella primigenia istintualità non certo presupposto di una via salvifica ed espiativa: questi piccoli e unici individui, futuri adulti, che “sono come noi, né migliori, né peggiori”. Di amici, tra i quali spiccano quelli di Leonardo Sciascia in tutta la loro spontaneità, naturalezza e famigliarità: il lungo sodalizio tra i due è stato un importantissimo “sentimento di esclusività irripetibile”, durato la bellezza di ventisei anni. Di donne, soprattutto per le fotografie di moda, ambito tanto demonizzato da chi, come Scianna, ha sempre sposato la teoria bressoniana dell’invisibilità testimoniale del fotografo, che “trova” le foto, non le “costruisce”. Ma segue la felice certezza che anche nel gestire la regia di un set si può usare la sensibilità del reporter, fondendo soggetto e ambiente in una narrazione contestuale…
Un viaggio, un racconto, una memoria radicata al luogo di origine, che forgia quella sua formula fotosensibile per decodificare e trascrivere l’esistente: quella Sicilia che tante volte imprime sulla pellicola e nei ricordi, che ricerca così uguale a sé stessa ogni volta che vi fa ritorno, ma che non è più, come lui non può essere quello di prima.
Tutto e tutti inesorabilmente si cambia, tra i chiaroscuri distonici del vivere, fatto di gioie e tristezze, tetraggini e gaiezze: “Ma anche nel più cupo dolore si scopre l’ansia di cercare la felicità”, saziandoci con l’impronta fotogrammatica di un attimo, sospeso nell’universale totalità del mondo.

Ombretta Di Pietro

La mostra “Ferdinando Scianna, Viaggio Racconto Memoria” promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre e Musei, a cura di Paola Bergna, Denis Curti, Alberto Bianda-Art Director, catalogo Marsiglio Editore. Fino al 5 giugno al Piano Nobile di Palazzo Reale, Milano. Per info: www.palazzorealemilano.it. 

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