Residence Fiorani, botta e risposta tra Comune e Unione Inquilini

Continua la discussione tra Amministrazione comunale e Unione Inquilini sulla vicenda del Residence Fiorani dopo che, nei giorni scorsi, è stata staccata la corrente (poi ripristinata dalla Fondazione Progetto Arca) a cinque famiglie che alloggiano nello stabile. “In questi giorni – sostiene il sindaco Di Stefano – abbiamo assistito a un vero e proprio sciacallaggio mediatico da parte della sinistra locale sulla vicenda del Residence Fiorani. Siamo stati falsamente accusati di aver staccato la corrente elettrica a cinque famiglie pur non avendo responsabilità dirette. Abbiamo approfondito la questione facendo diverse scoperte. Innanzitutto è emerso che nel 2015 la convenzione tra la precedente amministrazione e la fondazione è stata fatta con un provvedimento dirigenziale, non c’è stata nessuna gara d’appalto pubblica né una delibera di Consiglio comunale né una delibera di giunta. Ecco il primo illecito conclamato. Tra l’altro, dal 2015 al 2017 la fondazione ha preso oltre 700.000 euro dal Comune di Sesto per progetti di inserimento lavorativo di fatto mai realizzati”. E ancora: “La vecchia amministrazione dovrebbe delle spiegazioni a tutta la città visto che – chissà come mai – non ha fatto nessun bando. Quindi è stata discrezionale la scelta di chi inserire negli appartamenti. Ed ecco il secondo illecito compiuto dalla sinistra.”
Molte ombre, secondo l’A.C., ci sarebbero anche sugli importi riconosciuti alla fondazione per la gestione della struttura. “Per appartamenti da 55 metri quadrati – spiega il sindaco – venivano pagati la bellezza di 1.700 euro al mese, quando invece in base ai valori rilevati dall’Agenzia delle Entrate il corrispettivo avrebbe dovuto essere di circa 460 euro al mese. Come mai tutta questa differenza, a fronte di nessun progetto lavorativo messo a punto per le famiglie? Ed ecco il terzo illecito per cui abbiamo a suo tempo fatto denuncia in Procura per truffa aggravata ai danni del Comune. Per quanto riguarda le famiglie tutte straniere, ospitate nel Residence, dalle visure catastali è emerso che una proveniente dall’Egitto è proprietaria di un altro immobile a Sesto e ha un reddito di 14.000 euro all’anno; un’altra famiglia tunisina ha venduto nel recente passato un immobile di 4 locali a Milano e dichiara un reddito di oltre 11.000 euro; un’altra famiglia, sempre tunisina, risulta intestataria di un contratto di affitto e ha un reddito annuale di 24.000 euro; anche la quarta famiglia risulta intestataria di un contratto d’affitto e dichiara un reddito di quasi 28.000 euro all’anno; la quinta invece è in carico ai servizi sociali del Comune che stanno valutando una nuova collocazione in housing sociale dopo averne già rifiutata un’altra. Vista la situazione complessiva, la domanda che sorge spontanea non può che essere questa: siamo davanti ad attori ingaggiati da qualcuno per recitare la parte? Molto probabilmente sì. Davanti alle telecamere ci hanno accusato, ma abbiamo scoperto che hanno redditi e immobili di proprietà! C’è qualcosa che non torna e per questo abbiamo informato Prefetto e Questura e stiamo anche procedendo con una segnalazione in procura. A Unione Inquilini, Partito Democratico e tutte gli amici della sinistra che si divertono a fare campagna elettorale sfruttando fragilità o finte fragilità – chiude il sindaco Di Stefano – continueremo a rispondere con atti ufficiali e denunce dove necessario. Stiano tranquilli questi fomentatori d’odio che li smascheriamo tutti”.
Non si fa attendere la replica dell’Unione Inquilini. “Una famiglia delle cinque ospitate nel Residence Fiorani, con un reddito di 14.000 euro ha acquistato un appartamento – scrive l’Unione Inquilini -. Questo significa che nella famiglia qualcuno ha ottenuto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e ciò gli ha consentito di aprire un mutuo che farà fatica a pagare con il reddito su cui può contare. D’altra parte lo scopo di accogliere la famiglia in un progetto sociale aveva proprio lo scopo di accompagnarla verso l’autonomia abitativa. La famiglia con 12.000 euro di reddito lordo aveva ed ha il diritto di presentare una domanda di casa a canone sociale e per questo è stata presa in carico in attesa dell’assegnazione di un alloggio che al momento dello sfratto non era disponibile; la famiglia più fragile è stata presa in carico dai servizi sociali solo dopo il distacco dell’energia elettrica perché è stata convocata presso gli uffici comunali per la prima volta venerdì scorso; la cifra di euro 1.700 al mese per famiglia è stata pagata per un tempo limitato ed era comprensiva del canone di locazione, di tutte le spese e dei compensi agli operatori Arca che dovevano supportare le famiglie; tenuto conto che le famiglie sono state ospitate per 5 anni ne risulta alla fine un affitto mensile vicino al canone sociale”. Infine: “I dati di cui parla il Sindaco non si riferiscono all’anno della presa in carico delle famiglie, ma alla situazione attuale; dato che il Sindaco domenica scorsa ha mobilitato la Polizia Urbana per recuperare documenti di identità delle famiglie del Residence e per svolgere indagini sulle capacità economiche delle singole persone dovrebbe informarci sulla loro situazione al momento in cui la commissione in deroga prevista dal Regolamento regionale ha valutato a suo tempo la loro condizione reddituale; in ogni caso togliere la corrente è un’iniziativa vergognosa almeno quanto rifiutare un intervento per riallacciarla, che sarebbe stato per legge un preciso dovere del Sindaco, assente e omissivo anche in tale situazione, pur in presenza di un neonato”.

 

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