Il tentativo di Matteo Salvini di far cadere il governo, sfruttando la crisi coronavirus, è fallito. La spallata tentata del leader della Lega si è rivelata un boomerang. La manovra è risultata troppo scopertamente strumentale per essere presa sul serio. Per questo pur scattando nel suo momento in cui il premier Giuseppe Conte è apparso indebolito dalla gestione non certo brillante dell’epidemia di coronavirus, il tentativo si è risolto in un nulla di fatto. Peggio: in un boomerang contro il leader della Lega Matteo Salvini e di rimbalzo su Matteo Renzi. E’ apparso un maldestro espediente per far dimettere Conte e cambiare la coalizione. Soprattutto, ha scoperto l’affanno che Salvini sta vivendo nel ruolo di oppositore, a dispetto dei sondaggi lusinghieri; e il nervosismo dei renziani in una maggioranza nella quale si muovono con margini sempre più stretti. Una situazione questa in cui sono capitati i due Matteo ben gestita da anziani e navigati dirigenti del PD che applicano alla perfezione la famosa massima di Giulio Andreotti “il potere logora chi non ce l’ha”. Per questo il colloquio diSalvini al Quirinale si è risolto nel nulla e l’ipotesi di un nuovo governo è naufragata subito. Anche l’appello al resto del centrodestra e ai possibili “responsabili” è caduto nel vuoto. Tra l’altro Salvini il potere l’aveva. Nel primo governo Conte era lui che comandava su tutto, anche su materie non di sua competenza. Ma non gli bastava! Voleva di più, sempre di più. Viene in mente la novella di Jean de Lafontaine “La rana e il Bue” che diceva pressappoco così:
Grande non più d’un ovo di gallina
vedendo il Bue bello e grasso e grosso,
una Rana si gonfia a più non posso
per non esser del Bue più piccina.
E la Rana si gonfia e gonfia e gonfia
infin che scoppia come una vescica
Ciemme