Da Gianmaria Vincelli, consigliere comunale del Gruppo Misto, riceviamo e pubblichiamo
“L’anno 1975 non si apre favorevolmente per l’Industria di Sesto San Giovanni. La stessa Falck sottostava alla micidiale tenaglia delle difficoltà siderurgiche delle agitazioni sindacali inaugurate a inizio anni 70. L’industria sestese non era più un’isola felice.
Nell’ottobre del 1982 la Falck iniziò un piano di ristrutturazione che non compensò in ordini di lavoro.
I vertici dell’Amministrazione, nell’aprile del 1983, sembravano scettici sul carattere congiunturale delle difficoltà dell’industria e presagivano un definitivo cambiamento del suo assetto.
Alla fine degli anni Ottanta a Sesto era finita l’epoca della grande industria. Era ormai tempo di guardare in faccia alla trasformazione del tessuto sociale.
Quello che in questi quarant’anni è diventata Sesto l’abbiamo tutti sotto gli occhi, e l’apice della percezione di quanto era il pensiero e la strategia delle amministrazioni comunali precedenti lo abbiamo in un articolo del febbraio 2017, in un titolo pomposo come “Sesto si ridesta” a firma di un ex sindaco nel quale si citano il Maglio, la raccolta Sacchi e la nuova sede della Campari.
La rinascita della nostra città dovrebbe quindi essere testimoniata dal recupero di un capannone industriale come sede di eventi? Dalla raccolta degli straordinari prodotti realizzata dagli artigiani sestesi e dal ritorno nella vecchia sede della Campari. Ritorno accompagnato da quella che, in una città amministrata dal centro destra, sarebbe stata definita “speculazione edilizia”.
A noi non pare un catalogo particolarmente corposo. La nostra Sesto ha perso tutte le occasioni che la storia ha proposto, rimanendo per un trentennio ingessata da amministrazioni di sinistra che combattevano una battaglia di retroguardia in un improbabile e paleo-ideologica prospettiva di reindustrializzazione volta al mantenimento dell’elettorato operaio.
“Con le sue fonderie e i cumuli di scorie sparse ovunque, Pittsburgh era una città di scioperi violenti. I mattoni dei suoi edifici erano ricoperti da una crosta giallo-nerastra. Prima che una lezione giungesse a metà, gli studenti erano costretti a spazzar via la cenere dai loro quaderni.”
Così Silvia Nasar descrive la Pittsburgh degli anni 40. Pittsburgh era il principale centro siderurgico degli Stati Uniti, ed è stata come Sesto vittima del processo di deindustrializzazione che ha colpito molte città industriali dell’Occidente. Per trovare una nuova collocazione nel panorama sociale americano Pittsburgh ha potuto contare su centri tecnologici all’avanguardia come l’Università Carnegie Mellon ed il Carnegie Institute of Technology. A questo proposito dobbiamo con rimpianto prendere atto che gli industriali dell’acciaio Carnegie hanno lasciato a Pittsburgh – e non solo lì – università, teatri, biblioteche e centri di ricerca, mentre gli industriali dell’acciaio Falck hanno lasciato a Sesto solo capannoni abbandonati e terreni inquinati.
Pittsburgh in quarant’anni è diventata la citta degli USA in cui si vive meglio. Altro esempio Manchester diventata la metropoli che non dorme mai. Da centro industriale in piena decadenza a capitale della vita notturna e di tendenza. Bilbao per il solo Guggenheim Museum ha prodotto nel biennio 98/2000 un indotto di 635kk di dollari.
Quello che ha caratterizzato l’azione e la trasformazione di queste città è stata la convergenza di tutte le realtà politiche e sociali e culturali, con unico obiettivo ridisegnare il volto della città rivitalizzandola con strategie vincenti.
Più semplice il superamento delle divisioni sul piano politico per nazioni come gli Usa, la GB e la Germania dove le contrapposizioni ideologiche sono più sfumate che in Italia. Bilbao analoga all’Italia viene mediata con la componente autonoma basca.
Milano e il ritorno dell’investimento in quella Expo 2015 che ideata e lanciata dalla giunta di centro destra della Moratti con l’appoggio di tutte le forze politiche, ha trovato sviluppo e completamento sotto la giunta Pisapia.
Lasciamo alle spalle il passato e assumiamo l’impegno di studiare le modalità per l’organizzazione di un tavolo comune per lo studio della riqualificazione delle aree dismesse, realtà che siano espressione di una comunità sestese che voglia essere protagonista ed artefice dei propri cambiamenti.
L’immagine di una città come Sesto può trovarsi quindi legata anche all’eccellenza delle sue strutture sanitarie con l’auspicio nella realizzazione della Città della Salute. Connubio speciale tra amministrazioni comunali e regionali nel contribuire al bene comune ma anche tra Pubblico e Privato.
La vera urgenza è reiventare Sesto san Giovanni: unire la città costruita rendendola più bella e la nuova città in costruendo. Reiventare si può, reiventare si deve”.
Gianmaria Vincelli
Presidente Commissione 1
Consigliere comunale Sesto San Giovanni
Noi con SestoMigliore