Un intenso brivido emozionale all’apparire di quell’uomo alto, robusto, ben ritto, che si incammina tra la folla in attesa con fare tranquillo, affabile, signorile ed un incedere sicuro nonostante l’età, classe 1937, la stessa dei miei genitori!
Firma le copie della sua ultima fatica stringendo mani con decisione, dispensando amorevoli sorrisi dietro uno sguardo un po’ offeso dal tempo, ma che fa trapelare una profonda esperienza, conoscenza della vita e del mondo, saggezza.
Questa sua fattezza vagamente “camilleriana” gli conferisce l’affettuosità di un padre benevolo, che magari litiga si con la figlia ma non può che adorarla; nonché l’imponenza di un nonno sapiente per cui il nipote è l’apoteosi dell’affettività. Quanto di Petros Markaris troviamo dunque nel suo storico personaggio Kostas Charitos? Il famoso commissario di polizia greco, che si racconta sempre in prima persona come in un diario, ricorda a tratti il Maigret di Simenon, il Marlowe di Chandler, il Montalbano di Camilleri, con quel suo fare meticoloso che osserva ed analizza scene e particolari con minuzia quasi ossessiva; con quel senso della giustizia così viscerale che lo porta talvolta a percorrere strade alternative all’ufficialità, a non mollare fino alla soluzione del caso, e a comprendere persino le ragioni, le umane motivazioni di chi ha commesso l’efferatezza criminosa, comunque dalla parte dei più deboli senza eccezione alcuna! Ma anche con quel suo essere disincantato, talora amaro e combattuto, con una sottile vena di cinica ironia che aiuta alla sopravvivenza. Accanto a lui troviamo la moglie Adriana, litigiosa, tv dipendente per compensazione, ottima cuoca, la figlia Caterina, avvocatessa dal carattere cocciuto, il di lei marito Fanis, medico ospedaliero, e in quest’ultimo libro il neonato nipotino Lambros.
Diviso incessantemente tra dedizione al lavoro e legami famigliari, tra esame oggettivo del reato ed introspettivo di se stesso, in questo dodicesimi episodio della “saga” lo troviamo alle prese con l’assassinio di un imprenditore filantropo, ucciso da un’autobomba, a cui faranno seguito una scia di omicidi internazionali. Sta a Charitos, con l’aiuto del suo capo Ghikas e dei fedeli collaboratori, scoprire chi e perché. Terrorismo, criminalità organizzata, amici-nemici, gli “scontenti”, i disoccupati, i sottopagati? Sicuramente “L’Esercito degli Idioti Nazionali”, come si firmano i rivendicatori delle morti! ”La nostra motivazione è ormai nota. Hanno pagato il prezzo della loro ipocrisia”: e per quanto il “movente” possa essere comprensibile, nessuno può ergersi a giustiziere, ed il rispetto della legge e del limite morale continua ad essere la missione principale di Charitos! Nei romanzi di Markaris ritroviamo costantemente una spiegazione del “male”, tanto da provare quasi una sorta di simpatia per chi lo incarna.
Non possiamo dimenticare che il tutto si svolge in un’Atene (altra grande protagonista) afflitta da una cronica e decennale crisi economica, che diventa crisi di sistema e di valori, dove niente sembra più essere come appare e dilagano corruzione, burocrazia intricata e fasulla, cementificazione e urbanizzazione dissennate! A dispetto delle bellezze artistiche e del corposo patrimonio dello scibile che ne costituiscono la primordialità genetica delle ancestrali origini. L’estrema attualità nelle trame di Markaris le rende una testimonianza preziosa della storia che stiamo vivendo. Come non notare somiglianze enormemente evidenti con quanto sta succedendo anche in Italia? Ma questo è un altro racconto… Risolto il caso meglio staccare: ”L’unica cosa che voglio in questo momento è prendere in braccio mio nipote”, dice assennatamente l’io narrante di Charitos.
Ombretta Di Pietro
(Petros Markaris ha incontrato i lettori per firmacopie del suo ultimo libro “Il tempo dell’ipocrisia”, edito da La nave di Teseo, mercoledì 10 luglio c/o la libreria Feltrinelli di Piazza Duomo, Milano)