Quando c’era Berlinguer. E’ il titolo di un film-documentario fatto da Walter Veltroni nel 2014 e riproposto oggi in occasione del 35° anniversario della morte del leader comunista. Una morte drammatica, compiutasi sul palco di un comizio a Padova, che creò tanta ammirazione e commozione nel Paese.
Anche oggi va reso omaggio a quella scomparsa ma questo non deve esimerci dal fare una valutazione corretta ed obiettiva sulla sua politica. In particolare tre sono i punti che vorremmo focalizzare: il rapporto con l’Unione Sovietica, il progetto politico chiamato “compromesso storico” e per ultimo la tanto citata “questione morale”. Si è tanto vagheggiato e ingigantito il cosiddetto “strappo” nei confronti dell’Unione Sovietica, cosa che invece fu un normale dissenso relativo agli interventi militari in Cecoslovacchia ed in Afghanistan e politici in Polonia. Un vero democratico non deve limitarsi a dissentire su alcuni episodi ma deve condannare il regime sovietico in quanto tale a prescindere dagli interventi militari. Altro che “spinta propulsiva che si è esaurita” come ebbe a dire in una intervista televisiva! Il regime sovietico nacque nel 1917 da un colpo di stato, fu chiuso con la forza un parlamento liberamente eletto nel Febbraio di quell’anno. Successivamente il regime fu costruito da Stalin e i suoi successori eliminarono la crudeltà del dittatore georgiano ma lasciarono intatta la struttura dello stato.
Per quanto riguarda la politica italiana il “Compromesso Storico” fallì prima ancora di nascere. In che cosa consisteva? Secondo il progetto berlingueriano l’Italia doveva essere governata dall’unione dei grandi partiti popolari: cattolico, comunista, socialista. Una proposta incompatibile per un paese democratico. Una democrazia funziona se a una maggioranza che governa si affianchi un’opposizione altrettanto forte in grado di sostituire, ovviamente col voto popolare, chi governa secondo il principio dell’alternanza. Se tutti i grandi partiti stanno insieme al governo, chi fa l’opposizione? Chi fa l’alternanza? Automaticamente si crea un regime. Veniamo infine alla “questione morale”. Nell’intervista fatta a Eugenio Scalfari con questa espressione il segretario del PCI non intendeva parlare dei finanziamenti illeciti ma voleva sollevare il problema della troppa invadenza dei partiti nella società e nello stato.
Chi ha vissuto gli anni ’70 ricorderà una certa invadenza del PCI nella scuola, nell’università, nel sindacato, nelle professioni, per non parlare della RAI o di altre aziende pubbliche. Se avesse detto “tutti i partiti (compreso il suo) facciano un passo indietro” sarebbe stato un messaggio importantissimo per tutto il sistema politico. Ma se si parte dal presupposto che noi siamo “puliti” e gli altri sono tutti “sporchi” allora finisce per essere il solito slogan che lascia il tempo che trova.
Ciemme