Mercoledì 26 settembre presso il salone convegni della Curia Arcivescovile, a Milano, si è tenuta la presentazione dell’autobiografia del cardinale Angelo Scola raccontata in un libro-intervista dal titolo “Ho scommesso sulla libertà”, da poco uscita nelle librerie. L’evento si è svolto in due momenti. Un primo momento caratterizzato da una tavola rotonda con l’obiettivo di individuare temi e passaggi salienti del libro, discuterli e portarli all’attenzione del pubblico.
A questo dibattito moderato da Annamaria Braccini, giornalista di “La Chiesa nella città” su ChiesaTV, hanno partecipato: Luigi Geninazzi, giornalista, scrittore e co-autore del volume; Valentina Soncini, segretaria del Consiglio Pastorale Diocesano; Alberto Sportoletti, membro del Coordinamento diocesano Associazioni Movimenti e Gruppi.
Il secondo momento è stato caratterizzato dall’intervento del card. Angelo Scola e dal saluto dell’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini.
Lucido, consapevole e pieno di speranza è lo sguardo con cui il cardinale Angelo Scola racconta la sua vita, la Chiesa e l’Italia, nella profonda e interessante conversazione con Luigi Geninazzi. Dalla riscoperta della scelta cristiana nell’adolescenza alla militanza in Comunione e Liberazione in fecondo dialogo con il «genio educativo» di don Giussani. Dalle incomprensioni con qualche autorità ecclesiastica milanese all’amicizia con Giovanni Paolo II che lo nomina vescovo a soli quarantanove anni.
Non mancano ricordi personali e collettivi. Dal travaglio della lunga malattia e dall’esperienza della psicoanalisi al passaggio tra il papato di Ratzinger, a cui fin dall’avventura della rivista internazionale «Communio» lo lega una intensa amicizia intellettuale, a quello di Bergoglio, definito «un salutare colpo allo stomaco per le Chiese d’Europa».
Al centro di questo ricco affresco di aneddoti e riflessioni ci si pone una domanda: a che punto è la Chiesa di oggi? Tra chi riduce il cristianesimo a semplice religione civile e chi propone un puro ritorno al Vangelo, il cardinale indica una «terza via» che è quella delle implicazioni dei misteri della fede e dell’impegno dei credenti per contribuire, ripartendo appunto dalla fede, alla «nascita di una nuova Europa, inevitabilmente meticcia ma non per questo senza più identità».
Ciemme