La musicoterapia entra per la prima volta nel reparto più critico dell’ospedale all’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni. E lo fa attraverso il progetto “Note di vita”, progetto che prevede che le cure basate sulla musica arrivino direttamente in Terapia Intensiva. La Dottoressa Carmen Sommese, Direttore Sanitario aziendale del Gruppo MultiMedica, ha aderito con entusiasmo all’iniziativa promossa dal Dr. Davide Salaris, Anestesista del reparto di Terapia Intensiva dell’IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni, dando seguito ad un’attività progettuale che coinvolge non solo il paziente, ma anche i familiari e tutto il personale del reparto: “Dal mese di maggio 2017 all’interno del nostro reparto di Terapia Intensiva è stato installato un impianto acustico che raggiunge i pazienti e tutti coloro i quali vi lavorano. La musica è scelta dai medici, dagli infermieri e dagli stessi pazienti. Se il paziente è sveglio, capita anche che indichi un brano che ama, diversamente il personale sanitario interpella direttamente i parenti”.
La musica in Terapia Intensiva si rivelerà un efficace trattamento complementare per le persone che si trovano nelle condizioni di salute più critiche e che, in alcuni casi, hanno difficoltà a comunicare attraverso il “tradizionale” codice verbale. Grazie alla musicoterapia si possono infatti attivare le funzioni residue potenziali dell’individuo, che gli consentono di comunicare attraverso un codice alternativo, contribuendo a determinare miglioramenti nella sfera affettiva, motivazionale e comunicativa. Ma quali sono i reali benefici dell’impiego della musicoterapia in Terapia Intensiva? “I benefici clinico-assistenziali – spiega la Dott.ssa Sommese – corrispondono a quelli di recenti studi relativi a pazienti cardiopatici in cura presso la Terapia Intensiva: ascoltare la musica di Mozart e Strauss può determinare l’abbassamento della pressione arteriosa e diminuire la frequenza cardiaca; è favorito il rilascio di endorfine, con miglioramento dell’attività cardiaca e sensazione generale di benessere; la voce dell’artista o della band preferita riducono l’ansia e anche l’uso di sedativi per chi è in condizioni di stress respiratorio e sottoposto a ventilazione meccanica; il linguaggio sonoro diventa strumento privilegiato per superare il senso di isolamento che il paziente critico sovente avverte, senza controindicazioni di sorta e a costi ridotti”. Le potenzialità terapeutiche della musica sono molteplici: “Dal punto di vista terapeutico la musica diviene attiva stimolazione per tutti i sensi dell’individuo all’interno della sfera relazionale ed è impiegata in diversi ambiti clinico – assistenziali, come prevenzione, riabilitazione e sostegno. Per molteplici patologie, quali Alzheimer, demenze, autismo, depressione, la musica può essere utilizzata come complemento efficace a certi trattamenti clinici”.
Il progetto è ispirato anche al confronto e al dialogo continuo con i pazienti e i parenti e in futuro potrà anche svilupparsi in altre aree della struttura, nonché articolarsi ulteriormente nelle tecniche adottate, affinandole in base alle varie tipologie di pazienti. “La nostra finalità – conclude Sommese – è studiare le risposte e le variazioni fisiologiche e psichiche ai suoni, per orientare ulteriori specifiche azioni che vedano pazienti e parenti parti attive del progetto”.