Se dobbiamo analizzare le cause della sconfitta della sinistra alle elezioni amministrative è bene lasciar perdere argomenti del tipo: “la sinistra deve riappropriarsi della sua anima” , oppure “una sinistra che assomiglia alla destra tira la volata all’originale”, oppure “i provvedimenti del governo del tipo jobs act o buona scuola sono alla base della sconfitta”.
La realtà è che ovunque, da Lampedusa a Sesto San Giovanni, il tema più sentito è stato la sicurezza. Giusto o sbagliato che sia i cittadini abbinano questa mancanza di sicurezza non solo ad una immigrazione senza controlli, di cui non si vede la fine, ma anche al conseguente timore, paura sarebbe meglio dire, non più solo di scippi e di furti, ma di terrorismo, come l’episodio alla stazione di Sesto ha dimostrato.
E’ un dato di fatto che su questo tema la sinistra viene giudicata meno affidabile della destra. Solo chi è fuori dalla realtà poteva immaginare di tranquillizzare i propri cittadini consentendo la costruzione di una maxi moschea o partecipando in prima fila ad un corteo organizzato da un assessore del comune di Milano al solo scopo di protestare contro la questura rea di aver fatto una retata alla Stazione Centrale.
L’impressione é che questa sinistra, sia quella moderata del Pd, ma soprattutto quella più radicale, non sia in grado di essere credibile su temi come sicurezza, tassazione, efficienza. Il rischio non è quello di una sinistra che assomiglia alla destra, ma di una sinistra che non capisce i problemi del Paese.
Esiste poi un problema di credibilità di Matteo Renzi. E’ finita la fase della rottamazione e la lunga luna di miele. Renzi si sta rivelando incapace o impreparato nell’affrontare situazioni difficili. Continua ad atteggiarsi di fronte alla terza sconfitta consecutiva con la stessa supponenza mostrata in passato. Ormai il segretario del Pd rischia di rappresentare un problema e non una risorsa per il centro-sinistra.
Ma se la credibilità di Renzi è bassa quella dei suoi oppositori di sinistra lo è ancora di più. D’Alema lo abbiamo visto molto recentemente in un dibattito televisivo innervosirsi al punto tale da prendere a male parole il vice direttore de “l’espresso” reo di avergli ricordato alcuni episodi del suo passato politico. Di Bersani ricordiamo la figuraccia fatta in diretta streaming quando supplicò i 5 stelle di appoggiare un suo eventuale governo. Ed infine Pisapia. Perché non si è candidato per un secondo mandato a sindaco di Milano? Se aveva così bene amministrato la città (come dice) perché non ha sentito il bisogno di verificarlo con il voto? Mistero!
Si ha l’impressione che la preoccupazione di questi signori sia quella di nascondere la loro pochezza politica trovando un comodo capro espiatorio su cui scaricare tutte le colpe e pensano di aver trovato in Renzi il soggetto ideale.
Ciemme