Beni confiscati alle mafie, 17 progetti della provincia di cui 5 sestesi. Incerto il futuro dell’ex dancing La Rocca

Nei giorni scorsi Regione Lombardia ha reso noti i numeri sui progetti per il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. Da una “classifica” delle province risulta che dei 53 progetti di riutilizzo pervenuti, 17 provengono dalla provincia di Milano. Per capire in che posizione – e con quali progetti – sia il Comune di Sesto San Giovanni ci rivolgiamo al sindaco di Sesto Monica Chittò.
Quanti sono ad oggi sul nostro territorio i progetti già realizzati e da realizzare su beni confiscati alle mafie?
Regione Lombardia riporta 17 progetti realizzati in provincia di Milano grazie all’utilizzo dei beni confiscati alle mafie: cinque di questi diciassette progetti (che riguardano un numero di immobili maggiore) si riferiscono a Sesto San Giovanni. 
Si tratta di un appartamento assegnato alla Cooperativa COLCE utilizzato come centro di aiuto per ex tossicodipendenti, di due appartamenti – uno in viale Marelli e uno in viale Matteotti – impiegati per emergenze abitative; di un appartamento assegnato all’Edilizia Residenziale Pubblica (case popolari), di un locale commerciale in via Marconi utilizzato come Ufficio comunale Informagiovani e di quattro alloggi per percorsi di autonomia per donne maltrattate.
Tra i progetti non figura quello che riguarda l’ex dancing La Rocca di viale Gramsci 191. L’immobile è stato assegnato al Comune nel 2010 ma ad oggi non è stato ancora predisposto il bando.
Prima di tutto occorre precisare che, dopo l’assegnazione all’amministrazione comunale del 2010, per alcuni anni essa è stata messa in dubbio da un’asta che il tribunale di Monza aveva bandito sullo stesso bene dietro richiesta di un creditore. In ogni caso il progetto di riutilizzo dell’ex dancing necessita di un bando specifico che dovrà essere predisposto, tenendo presente le ingenti spese necessarie per la messa a norma del locale.
Per quanto riguarda i lavori da effettuare, sicuramente dovranno essere profondamente rivisti e messi a norma l’impianto elettrico e i servizi igienici, e, date le caratteristiche del locale che rende molto problematica l’accessibilità dei disabili, una eventuale soluzione tutta da verificare, è molto costosa. Non modificabile è il fatto che i locali, interrati, non consentono la permanenza continuativa di persone, per cui non è possibile farci un luogo di lavoro, come ad esempio un ufficio di segreteria.
A questo si aggiunge il fatto che l’immobile, come da impegno assunto dall’amministrazione comunale con l’allora Agenzia del Demanio, ha come destinazione finale l’utilizzo per lo svolgimento di un servizio sociale, e prevede a carico dell’assegnatario la sua sistemazione conformemente ai suoi bisogni.
A quanto ammontano le spese per la messa a norma?
A questa sua precisa domanda di quantificare le spese non è possibile dare una puntuale risposta, perché la valutazione dei lavori da effettuare dipende dalla destinazione d’uso finale, che in questo momento non possiamo sapere. Quindi, stante tutti questi limiti, non è prevista una imminente pubblicazione del bando.

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