Lettera/ Affittasi ghetto Sesto centro, vero affare!

Riceviamo e pubblichiamo
Ho letto sulla stampa locale articoli relativi alla preoccupazione della nostra Amministrazione in rapporto alle problematiche legate alla questione “casa” a Sesto San Giovanni, dove le graduatorie per l’edilizia sociale favoriscono soprattutto i richiedenti stranieri , creando zone della nostra città che rischiano di diventare simili alle banlieue francesi. A tal proposito mi preme sottolineare alcuni aspetti.
E’ notevole la perspicacia dei nostri politici , che giungono sempre a identificare i problemi ben noti ai cittadini, perché li vivono sulla loro pelle, con ritardi di anni luce.
Come mai vengono messe a tema problematiche tristemente già note ai cittadini , solo in momenti strategici?Altrimenti detto :tira aria di elezioni?
Ci rendiamo conto del disagio vissuto dai cittadini sestesi in rapporto a tale questione? Piazza IV novembre, cioè il Rondò di Sesto San Giovanni, è ormai chiamata “Piazza Tahrir”. E’ completamente mancata una politica territoriale e il problema -casa trascina con sé il problema -scuola. Ci sono scuole del territorio sestese in cui la presenza di alunni stranieri corrisponde al 50% della popolazione scolastica. Si rischia insomma di creare delle scuole –ghetto che certo non favoriscono l’integrazione.
E’ mancato anche un intervento che arginasse lo sviluppo di una sorta di “parassitismo sociale”, per cui , attraverso un astuto “passa parola”, molti residenti stranieri , insediatisi in appartamenti di privati , ad un certo punto iniziano intenzionalmente a non pagare più il canone d’affitto. Costoro invocano lo sfratto , perché ben sanno che cosa il buonismo all’italiana garantisce loro .In alcuni casi viene data loro una casa “provvisoria” , lontana (Bergamo, Lodi etc…)in attesa che, in base alla graduatoria, si liberi una abitazione sul territorio sestese.
Vediamo ora la cosa dalla parte del cittadino onesto, privo di pregiudizi, che resta vittima di un perverso meccanismo.
Tale cittadino dà in affitto a stranieri l’abitazione che magari con tanto sacrificio ha acquistato quando era in età lavorativa , per avere una vecchiaia più tranquilla ed un’ entrata che integrasse la misera pensione; essendo privo di pregiudizi dà loro la casa, diversamente da altri che gli stranieri non li vogliono. Registra il contratto , perché sto parlando di cittadini onesti,che pagano le tasse. Ad un certo punto l’inquilino , in base al passa parola che gli giunge   dal “gruppo etnico” di provenienza, smette di pagare e dice “mi faccia lo sfratto”, frase questa divenuta ricorrente. Passano gli anni prima che si possa ritornare in possesso della propria abitazione. Intanto il cittadino deve affrontare le spese legali per poter avviare la pratica di sfratto, deve continuare a pagare le spese condominiali ( e se l’inquilino non le paga, le paga il proprietario)e deve continuare a pagare le tasse (articolo 26 Tiur :i redditi fondiari   concorrono indipendentemente dalla percezione a formare il reddito complessivo dei soggetti che possiedono gli immobili a titolo di proprietà …. L’esclusione dei canoni non percepiti dal reddito può avvenire solo se si è concluso il procedimento giurisdizionale di convalida di sfratto – da www.cedolaresecca.net).
Quindi il cittadino che già paga le tasse perché lo stato possa configurarsi come stato sociale o welfare state , si ritrova a sostenere personalmente alcune situazioni di bisogno (vere o presunte).
Che cosa insegna tutto ciò? Che il mondo è dei furbi?
Le conseguenze della situazione descritta sono pesanti, e non solo dal punto di vista materiale. Anche sul piano culturale si rischia di creare pregiudizio laddove c’era disponibilità ; di danneggiare chi è invece in reale situazione di bisogno , visti i tempi di crisi in cui viviamo. Si crea sfiducia nelle Istituzioni e ci si allontana da quell’ideale di integrazione , o meglio di inclusione, cui si dovrebbe aspirare.

Valeria Calcagno

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