La Banca di Credito Cooperativo di Sesto San Giovanni, lo scorso 27 settembre, ha riunito i suoi soci per spiegare lo stato dell’arte dell’affiliazione con la consorella di Carugate. Va detto subito che si è trattato di elencazioni di norme contenute nella bozza della riforma del sistema bancario il cui iter, non è stato ancora definitivamente approvato.
Una spiegazione quasi informale, che però non ha convinto quasi nessuno, tanto da spingere molti soci a intervenire per esprimere la loro insoddisfazione. Ciò che non ha convinto di più, è stata una certa ambiguità sulle vere o presunte motivazioni di una tale affiliazione che, nel breve periodo di qualche anno, farebbe pensare alla sparizione o quasi, della banca di riferimento territoriale.
Ad esempio, non sono stati spiegati i requisiti occorrenti per far entrare la BCC sestese nella costituenda holding SpA, con almeno un capitale minimo di un miliardo di euro. Come – si sono chiesti tanti soci – la riforma prescrive che un insieme di BCC, mettendo insieme il citato capitale minimo di un miliardo, possono entrare nella BCC holding SpA, mantenendo la loro operatività e in questo caso invece, è stata loro proposta un’affiliazione con la BCC di Carugate!
E si badi bene, la banca carugatese, alla quale dovrebbe affiliarsi quella di Sesto, ha una consistenza, di euro e di soci, almeno tre volte superiore. Legittimo chiedersi dunque quale sarebbe la fine di una banca, che da ben sessantasei anni si è fatta notare per il suo dinamismo e la sua missione, accompagnando lo sviluppo della città, soprattutto in seguito all’abbandono delle fabbriche che avevano reso Sesto San Giovanni il quinto centro produttivo del Paese.
A completamento del pensiero dei soci, è stato anche detto che, se proprio si fosse voluto intraprendere un percorso diverso, operando e facendo davvero l’interesse del corpo societario di BCC Sesto, si potevano mettere insieme le 37 BCC lombarde e ipotizzando un contributo di almeno 30 milioni ciascuno – che tutte le BCC hanno in cassa, compreso quella di Sesto –, avrebbero facilmente superato la soglia minima del prescritto miliardo, costituendo così holding Spa e procedendo così in autonomia.
Oppure, fare entrare tutte le BCC nell’unica holding Spa, versando un capitale minimo di dieci milioni e si vuole qui ricordare che in Italia, le BCC sono 350 e che tutte, hanno la disponibilità di 10 milioni (compreso quella di Sesto) da poter versare e far parte nella BCC holding Spa, continuando la loro operatività nel tempo avvenire. Se questi potevano essere percorsi alternativi, per quale motivo invece i dirigenti della BCC Sesto preferiscono andare verso una sconveniente aggregazione con la consorella di Carugate?
A questo punto, ai soci non rimane altro che ricordarsi, al momento opportuno, di chi non ha saputo o voluto agire diversamente.
M.G.