Riceviamo e pubblichiamo dalla BCC di Busto Garolfo e Baguggiate
Rating elevato dei prodotti finanziari venduti, parametro di solidità patrimoniale quasi doppio di quanto richiesto e fondo di garanzia per gli obbligazionisti: nei giorni dell’entrata in vigore della normativa sul salvataggio delle banche in difficoltà, la BCC di Busto Garolfo e Buguggiate fa parlare i suoi dati.
Rating elevato dei prodotti finanziari venduti, solidità patrimoniale e un fondo di garanzia per gli obbligazionisti, che hanno soltanto le BCC: sono i punti fermi con cui la BCC di Busto Garolfo e Buguggiate si appresta ad affrontare il 2016, l’anno che nel sistema bancario segna l’entrata in vigore del bail in. Una svolta che, alla luce di questi presupposti, non allarma il presidente della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate Roberto Scazzosi: «Siamo tranquilli di fronte a questa novità normativa perché la prospettiva di un salvataggio da parte dei correntisti e dei risparmiatori si presenta soltanto se la banca va male, quindi se non produce reddito né tutela il risparmio: la nostra BCC, nel 2015, ha tutti gli indici delle attività caratteristiche di una banca in positivo e impronta la propria politica alla sana e prudente gestione. Con una delibera del 2004 il CdA ha stabilito che la banca non avrebbe mai venduto prodotti finanziari complessi con rating inferiore a investment grade, e quindi nemmeno le obbligazioni subordinate. È una scelta precisa: preferiamo la tutela dei risparmiatori a una maggiore redditività della banca».
Inoltre, dal 2008, quando scoppiò lo scandalo dei derivati, la banca è impegnata in un’opera di educazione finanziaria per aiutare i risparmiatori a orientarsi in un’offerta di prodotti che si è fatta sempre più complessa. Gli operatori della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate evidenziano subito la relazione maggiore possibilità di guadagno – maggiori rischi; elemento indispensabile per la valutazione che un cliente deve avere quando investe i propri soldi.
Parametro di riferimento per valutare la solidità di un istituto, il CET1 della BCC di Busto Garolfo e Buguggiate, vale il 16,67%. «Banca d’Italia ha richiesto per ogni istituto uno specifico CET1 – riferisce il direttore generale della BCC Luca Barni –. Per la nostra banca ha stabilito l’8,5%: noi quasi lo doppiamo, mentre la media del sistema bancario italiano vale il 12,1%. La nostra forte patrimonializzazione rappresenta un elemento di indubbia sicurezza per il risparmiatore».
Da ultimo la BCC di Busto Garolfo e Buguggiate, diversamente da tutte le altre banche, può contare sul fondo di garanzia per gli obbligazionisti che, in caso di bail in, copre un importo di 103mila euro e che, aggiungendosi al fondo di garanzia dei depositanti, arriva a coprire 206mila euro complessivi; il doppio, quindi, di quello che garantisce il resto del sistema bancario.
Il commento
Nel caso specifico, credo che il vero problema non siano i dati contabili riportati sia pure in modo eccellente dai un singolo istituto bancario, bensì l’occasione da cogliere per ampliare le funzioni e le capacità operative di una piccola banca nei territori. Una grande o media banca é da ritenere meglio di una piccola banca sia pure efficiente e forte. Questa credo sia la sollecitazione che con insistenza sta arrivando dal Governo, alla miriade di piccole o piccolissime banche operative attualmente sui diversi territori, anche con risultati eccellenti, ma spesso, con numeri molto deludenti.
In altri termini, é proprio il caso dell’attuale sistema delle Banche di Credito Cooperativo, a cui é già stato più volte offerto l’invito ad accorparsi con altre consorelle territorialmente vicine o di un territorio immediatamente adiacente. Certo, non é un’operazione da farsi su due piedi, perché occorre innanzitutto individuare uno o più istituti con caratteristiche omogenee, sia per consistenza di capitali, sia per le modalità in uso fin dalle origini.
Così, come altrettanto valido, dovrà essere il rispetto delle condizioni che potrebbero facilitare la comunione in futuro, tra istituti quasi similari, riguardo la storia e la tradizione fin qui acquisita. Non ultimo e non meno importante, é il problema di cercare tra gli istituti che dovrebbero celebrare il “Matrimonio”, di tutte quelle condizioni legate al miglior standard di operatività, riguardo la clientela, la capacità di raccolta e d’impiego dei capitali che, necessariamente, dovranno garantire un discreto futuro di quegli istituti che si vanno a unificare.
Certo, sarebbero necessarie tante altre condizioni ottimali, ma nella prima fase di un necessario e faticoso lavoro organizzativo, basterebbero già queste, sia pure sommarie indicazioni. Il resto arriverà di conseguenza!