
Tre: numero “perfetto”! “Ogni numero di magia è composto da tre parti”… Così come il libro di Massimo Zanichelli, un vademecum “giocoso” e analitico, dove la tripartizione, sfuggente dalle regole della lineare consecutio temporum, rispecchia il visionario prisma riflettente del “tetravalente” produttore, sceneggiatore, regista Christopher Nolan. Pietra angolare tra cinema d’autore e dimensione blockbuster, tra cineasta cerebrale e di azione, tra conservatorismo cinematografico e superamento innovativo: “Per ricostruire, e non per rottamare, bisogna avere una relazione sentimentale e passionale con il passato”, Nolan è in grado di parlare alle mente e al cuore del pubblico dietro un illusionismo di spettacolarità, in una duplicità “mascherata”, in cui coesistono un’universalità cineastica, una contestualità di valori e un’introspettività dell’essere. Con l’aiuto di uno stile classico di ripresa e un linguaggio moderno.
Due: altro numero ricorrente, che insieme al 3 sono i “numi” tutelari di una produzione che si ammanta di un alone esoterico, esistenziale, psicologico. I tre tempi del futuro, del passato e del presente, si “interlacciano” in un progredire ancorché non consequenziale tra parallelismi, salti all’indietro, balzi in avanti, lanci vertiginosamente incontrollati che precipitano nell’incerto dell’animo, onirismi collettivi nella riscoperta e nel ritrovarsi del sé.
Tutti i protagonisti dei film hanno subito un trauma, un lutto: questa unica “irreversibilità temporale” segnata dal dolore presente, dalla consapevolezza dell’“immanenza della morte”, sembra essere la sola cosa certa della realtà nella sua linearità. Rompere la linea retta del procedere della vita è l’imprescindibile possibilità di sopravvivenza e di vincita contro l’ineluttabile “bifronte”. Così Nolan utilizza la “circolarità” nello spazio-tempo narrativo: la sfericità è archetipicamente la forma perfetta che rappresenta l’eterno, l’infinito, l’imperituro. In questa curvatura tutto torna: i protagonisti si perdono e si ritrovano, dopo un percorso labirintico da cui è possibile uscire solo se si scopre la “chiave di volta”; ritornano a casa dai loro affetti, alla fine di un viaggio nel tempo, dopo essere virtualmente morti e rinati, tolta la maschera che nascondeva la percezione del “chi” e del “vivere”.
Tre film: Interstellar (2014), il tempo eterno: ultima produzione, la chiusura o un nuovo inizio? Il protagonista viaggia nella spazio “curvo e circolare”, non invecchia, vive le 3 fasi della vita attraverso la figlia, che ritrova anziana morente, e riparte così verso l’infinità dell’universo.
Memento (2000), il tempo reversibile: il decretato successo di Nolan. Un procedere a ritroso, partendo dalla fine per arrivare all’inizio, la perdita di memoria a breve del protagonista, lo sforzo di ritrovarla senza ritorno, una fuga continua dal reale-attuale.
The Prestige (2006), le scatole cinesi: il capolavoro. Una costruzione ad incastri, il puzzle della mente umana, un gioco di prestigio il cui trucco si svelerà alla fine.
Un quarto. Insomnia (2002), il tempo immobile, in cui il sole non tramonta mai e siamo imprigionati nel presente ossessivo. Presente, il tempo “reale”, il più difficile per la psiche umana, che ne rifugge; futuro, il tempo “immaginabile”; passato, il tempo “analizzabile”… e tutto torna sempre ricongiungendosi. Una quarta dimensione, il quarto tempo: l’eternità, oltre ogni cosa, quel rassicurante grembo materno a cui aspiriamo, la quadratura del cerchio…
Il libro di Massimo Zanichelli “Christopher Nolan – Il tempo, la maschera, il labirinto”, edito da Bietti Heterotopia, è stato presentato dall’autore mercoledì 29 aprile presso la Civica Scuola d’Arte Faruffini.
Ombretta Di Pietro