Gentile Direttore, dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Bassini di Cinisello abbiamo dimesso un disabile con una patologia degenerativa che progressivamente va a paralizzare tutti i muscoli del paziente, peraltro già tracheostomatizzato e con la peg per l’alimentazione. In seguito ad un eccesso di catarro espettorato con violenza, la stessa peg è saltata ed abbiam dovuto
intervenire come da manuale. Nel tragitto di rientro la conversazione era a una sola voce, la nostra, perché lui può solo ascoltare; ci vede ma non parla. Annuisce solo.
Ad un certo punto uno di noi gli ha fatto una carezza. Ha sospirato, chiuso
gli occhi ed è stato come se si prendesse delle coccole. Età oltre i 40.
Abbiamo allora insistito con la carezza. Quasi si addormentava.
Lezione 1: vi sono pazienti disabili che nessuno tocca mai, forse da anni, cioè da quando hanno perso i loro parenti; ci siam resi conto che il bisogno di contatto fisico talvolta è così forte che senza di esso un uomo perde il senso della stessa prossimità umana… al punto che ci è venuto da dire “ma tu guarda, quanto bisogno d’umano affetto una persona può portare dentro, tu lo soccorri materialmente ma umanamente non lo sfiori neppure! tutti (tutti!) portiamo dentro un bisogno senza confini …e come è facile aiutarsi e come nello stesso tempo difficile trovare una carezza!”.
Lezione 2: non è richiesto dal protocollo la carezza, non la insegnano e soprattutto non è un segno peculiare del bravo soccorritore (sic!).
Cordialmente
Volontari Croce Padre Kolbe
Sesto San Giovanni